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Il traffico ad Ankh-Morpork era sempre stato un problema, ma, se possibile, l’istituzione della brigata deputata alla sua regolamentazione l’aveva reso ancora più ingestibile; e questo portava i carrettieri a cercare strade alternative alle arterie principali, strade alternative in cui difficilmente i loro mezzi passavano facilmente e la carrozza del Patrizio non faceva eccezione.
“Sembra che saremo bloccati qui ancora per qualche ora” disse Sir Samuel Vimes, comandate della guardia cittadina, arrampicandosi dentro l'abitacolo.
“Sciocchezze.” Replicò secco Havelock Vetinari, chiudendo con uno schiocco il quaderno che portava sempre con sé. “L’Arcicancelliere mi aspetta.” Terminò, arcuando un sopracciglio.
Samuel Vimes si grattò la testa, mentre faceva una smorfia acida al pensiero della loro destinazione: dannati maghi! Ogni volta che c’era un problema saltavano fuori loro!
“Beh, dovrà continuare a farlo. Tutte le vie sono bloccate, per non parlare del fatto che siamo incastrati in questo vicolo. Mi sorprende che non abbiano ancora staccato i cavalli per farne bistecche.”
“Ah, la brava gente di questa zona sa ancora riconoscere le giuste insegne. Per non parlare della sua presenza, Comandante, credo che l’intero vicolo ci stia osservando in questo momento per capire se lei è qui per arrestare qualcuno.”
“Oh, sono certo che se mi impegnassi troverei…”
“Se si impegnasse, Sir Samuel, saremmo già usciti da questa situazione.” Lo rimbeccò il Patrizio in tono stranamente acido.
Vimes adottò il solito comportamento delle occasioni ufficiali: raddrizzò la schiena contro il sedile della carrozza e fissò un punto dietro l’orecchio sinistro del Patrizio, circa 5 cm più in alto.
“Signore.”
“Insomma, la sua brigata per la gestione del traffico sta indisponendo un sacco di gente. Non che mi lamenti, ma dovrebbero avere il buon gusto di non indisporre ME. Sono pur sempre il Tiranno di questa città.”
“Signore?”
“Al prossimo Signore non risponderò delle mie azioni, comandate, la avverto.”
Samuel lo fissò con attenzione, poi allungò una mano per chiudere le tendine e garantire loro un poco di privacy. Cambiò sedile, affiancandosi ad Havelock e stringendogli delicatamente una mano.
“Okay, che succede?” gli disse, guardandolo negli occhi.
Gli occhi grigi e freddi di Vetinari per un attimo sembrarono brillare di una luce strana, ma passò subito. Il Patrizio rimosse la mano.
“Alcuni di noi hanno dei doveri e non possono perdere tempo a correre in giro, per quanto sia divertente.” replicò in tono lievemente seccato.
“Havelock… quanto è importante questo incontro per te? È una faccenda personale? Non ti sei mai preoccupato di far aspettare qualcuno, prima d’ora, meno che mai i maghi!”
Il Patrizio sbuffò qualcosa di molto all’ insoddisfazione o al fastidio, ma riprese la mano di Samuel e parlò in tono leggero, come se commentasse l’ultimo draghetto nato nell’allevamento di Sybil:
“Oh, solo riscuotere una piccola scommessa che aiuterebbe a riempire i forzieri tremendamente vuoti della nostra amata cittadina. Secondo l’Arcicancelliere il traffico è così orribile che non è possibile arrivare in meno di trenta minuti dal Palazzo all’Università Invisibile. Io dissento, ovviamente, ed eccoci qua.”
“Una fottuta scommessa! Hai accettato una fottuta scommessa!” ringhiò Sam, alzando gli occhi al cielo.
“Certo che ho accettato, o avrebbe significato dar ragione a lui! E poi, la posta in gioco sono le tasse di due interi anni.”
Sir Samuel sospirò: Dannati maghi! “La fossa degli scorpioni non è più di tuo gradimento? L’Havelock di qualche anno fa avrebbe ventilato a Ridcully una dozzina di torture diverse.”
Havelock appoggiò la testa al sedile, sempre tenendo stretta la mano di Vimes: “Temo che quell'Havelockstia invecchiando, e che stia iniziando a fare azioni sconsiderate pur di non accettarlo.”
“Ah!” rise secco Vimes “Tu sconsiderato? No, se hai accettato la scommessa hai almeno un piano di riserva, se non tre o quattro.”
“Sfortunatamente, tutti i piani alternativi da me ideati prevedono il possedere due gambe buone, cosa di cui ultimamente sono sfornito. E poi, uno non si aspetterebbe di dover trovare delle alternative ad un semplice tragitto in carrozza.”
Samuel lo guardò fisso: non era da Vetinari ammettere una debolezza, men che meno fisica. Lo fissò meglio: era seduto rigido, e la sua mano non aveva ancora lasciato l’impugnatura del bastone. La gamba offesa era distesa davanti a lui.
Dannazione, pensò tra sé e sé. Ecco perché era stato così simpatico, poco prima. Proprio il giorno ideale per andarsene a spasso dai maghi, quando probabilmente aveva troppo male persino per andarci a piedi, nonostante fossero solo un paio di isolati. E comunque non potendo correre, non avrebbero mai fatto in tempo.
Quando Havelock era stato ferito, era lì con lui: era stato l’inizio di tutto, a dir la verità, di quella strana relazione chiamata famiglia che avevano instaurato loro due insieme a Sybil. L’altro aveva assicurato che sarebbe guarito presto e che in fondo era solo una ferita superficiale. Non fu così, ovviamente, e il passo da gatto furtivo divenne zoppicante, almeno nelle giornate buone. Silenzioso, certo, ma meno aggraziato di un tempo. Si, era pur sempre in grado di camminare in mezzo ad una folla senza che nessuno lo notasse, o di scalare un tetto, ma questo non voleva dire che non gli facesse male, anzi.
Le rotelle di Vimes procedettero a tutta velocità, pensando a come risolvere la situazione.
“Posso portati io.” Disse di slancio.
“Assolutamente no.” Replicò Havelock, incurvando anche l’altro sopracciglio.
“Non ci vedrebbe nessuno.”
“Siamo in mezzo ad una strada, nel caso tu non l’avessi notato.”
“Potremmo fare una scommessa.” provò Vimes, le rotelle che andavano a tutta velocità.
“Potremmo?” chiese Vetinari alzando un sopracciglio con aria interessata.
Vimes continuò: “Scommetto che riusciamo ad arrivare all’Università senza essere visti. Se vinco io mi dovrai una passeggiata in città.”
“Una passeggiata in città?” chiese Havelock, il tono che suggeriva interesse.
“Carota ne fa parecchie con Angua.” Rispose solo a mo’ di spiegazione Vimes, arrossendo un poco.
“Capisco. E se vincessi io?”
Vimes sospirò, preparandosi al calvario: “Se vincerai tu, se qualcuno dovesse vederci prima di arrivare dai maledetti Maghi, allora faremo quel giochino con le corde che ti piace tanto. Quello in cui non riesco a stare serio.”
Il patrizio fece un mezzo sorriso, quasi felice, gli occhi grigi che si ammorbidivano leggermente. “Senza ridere? Senza fare battute su come sia simile alla procedura di realizzazione della salsiccia di Lancre?”
“Beh devi ammettere che…” cominciò lui.
“Sam!” scattò Havelock.
“Promesso.” Rispose Sam, portandosi la mano del Patrizio alle labbra. “ora consentimi di aiutarti a far perdere i Maghi. Sempre che tu sia in grado di portarci fino a lì senza farci notare.”
Havelock fulminò il ghigno di Vimes con lo sguardo, e poi schioccò la lingua:
“Ci sono cinque persone che si stanno osservando, incluso il cocchiere. SE e dico SE riuscissimo a distrarle per qualche secondo immagino che potrebbe essere possibile per una persona robusta portarne una di copertura più esile sulle spalle per un paio di isolati senza esser notati. Purché la persona robusta ascolti le indicazioni fornite e accetti di indossare quell’ampio mantello che coprirebbe entrambi e che potrebbe trovarsi nel doppio fondo di uno dei sedili. Ipoteticamente, certo.”
“Ipoteticamente.” Gli fece eco Vimes, con un ghigno da parte a parte del volto, iniziando a scendere dal veicolo prima che l’altro potesse cambiare idea, per creare un diversivo.
Se c’era una cosa che Ankh-Morpork amava più di ogni altra cosa era uno show. E quale show è meglio delle cose che esplodono? E guarda caso, per sua immensa fortuna, aveva uno degli ultimi preparati di Cherry in tasca, che in teoria avrebbe dovuto usare solo in caso di emergenza, certo, ma da dirla tutta cosa c’era di più urgente che liberare il Patrizio e consentirgli di continuare a fare il suo lavoro? A discapito dei maghi, poi.
Si portò non visto all’inizio della colonna dei carri, svitò l’ampolla e la lanciò in mezzo all’incrocio: un fumo nero uscì subito sibilando e una serie innocue esplosioni catturarono l’attenzione, radunando una piccola folla.
Quello che successe dopo ebbe dell’incredibile, anche per gli standard di Ankh-Morpork: i maghi, che stavano seguendo la carrozza del Patrizio tramite la loro sfera di cristallo, dissero che non si era mossa di un centimetro e che l’esplosione non l’aveva toccata e, soprattutto, che non avevano visto nessuno uscirne.
Qualcuno disse che il Patrizio fu visto volare per i pochi isolati che mancavano dall’Università e poggiarsi a testa in giù come un pipistrello sulle torri più alte. Qualcun altro disse che si era smaterializzato nella sala comune, sbucando dal nulla con un sonoro POP e un fumo viola. I più realistici sostennero che si trattava solo di uno dei tanti passaggi segreti che sicuramente il Patrizio doveva avere sparsi per tutta la città.
Come spesso accade per le storie, la verità era molto più semplice di così, ma a saperla sarebbero stati solo loro due, una bambina e il suo cane, un bastardino puzzolente che rispondeva al nome di Gaspode.
Fortunatamente per loro, nessuno crede mai ai bambini, o ai cani parlanti.
Il ritorno all’ufficio Oblungo fu lento e doloroso, tanto che a un certo punto Havelock dovette appoggiarsi al braccio di Vimes per le ultime rampe di scale che lo separavano dalla sua scrivania. Una volta che si fu seduto alla sua scrivania, e che l’altro lo ebbe obbligato a bere un sorso d’acqua, si concesse un lieve sospiro di soddisfazione.
Sam lo guardò in cagnesco: “ne è valsa la pena? Ti hanno dato due misere monete d’oro, avevi detto che…”
Vetinari fece un movimento impercettibile con la mano, come a dire che tutto quello non aveva importanza. Nonostante la fatica, era soddisfatto e non riusciva a smettere di sorridere. Specialmente perché, tecnicamente, qualcuno li aveva visti e più tardi, forse, o più probabilmente appena avrebbe recuperato le forze, avrebbe potuto divertirsi con Sam e delle corde di seta che non vedeva l'ora gli fossero legate al collo e in altre zone del suo corpo dove normalmente non avrebbero dovuto trovarsi.
Sam si sedette sul bordo della sua scrivania, chinandosi su di lui, e Havelock ne approfittò per accarezzargli le guance mal rasate: “Se ne è valsa la pena di vincere questi soldi? Non penso. Di vedere la faccia dell’ArciCancelliere? Abbastanza. Di scappare per i vicoli insieme a Sua Grazia il Duca di Ankh-Morpork? Immensamente.”

red_edelweiss Thu 08 Jun 2023 11:05AM UTC
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Ele_nina Thu 08 Jun 2023 07:58PM UTC
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